venerdì 15 febbraio 2008

Un giorno ci rivedremo

Per anni i suoi occhi erano stati la mia sola scialuppa di salvataggio esistente in questo mare di agonia e sofferenza, in questa quantità incredibile di emozioni ed ormoni e paranoie: era l’unico che sapesse rimanere calmo e freddo davanti ai problemi che ogni giorno mi rapivano e mi demolivano senza che potessi oppormi; aveva sempre avuto lo sguardo di una persona che non appartiene a niente a nessuno, che disprezza il concetto di “patria” e “coinvolgimento emotivo”, che non capisce per quale motivo la gente non riesca a risolvere i propri problemi. Usciva vittorioso da qualsiasi situazione, dalla più banale alla più complessa e pericolosa; niente e nessuno riusciva a demoralizzarlo, niente e nessuno aveva il potere di decidere della sua vita. Non piangeva mai. Non si incazzava mai. Amava quello che la gente odiava, e odiava quello che la gente amava. L’ho guardato negli occhi, solo per un attimo. Non so per quale masochistica ragione l’ho fatto, non so quale sia stato il motivo che mi ha spinto a guardare, a cadere nei suoi occhi neri infiniti senza risalire mai più. Erano diversi. Erano tristi. Ma quello che mi ha colpito di più è stato il fatto che fossero spenti, come se qualcuno gli avesse soffiato via quella scintilla che ogni giorno si portava dentro il suo sguardo, quella tranquillità inesauribile.
Era sconvolto, triste, arrabbiato, frustrato, impotente di fronte all’evento, impaurito, emotivamente coinvolto, forse anche troppo, senza soluzioni o vie d’uscita, nervoso, sopraffatto, impacciato, imbarazzato e sorpreso.
Era tutto quello che non era mai stato.
“Ora dove andrai?”.
“Non lo so”.
“Resta qui con me”.
“Se potessi, lo farei. Non indugerei un momento di più”.
“Ti prego, non farmi questo: resta qui, resta qui”.
“Non l’ho deciso io, amico mio. Non dipende da me”.
“Mi mancherai, non so cosa farei senza di te, non te ne andare!”.
“Te la caverai benissimo: tra poco tornerai ad essere il freddo anticonformista che eri una volta; non ti preoccupare, andrà tutto bene….”.
Per una volta le parti si erano invertite: ero io a consolarlo e a tranquillizzarlo, fatto inaudito.
“Sento già da adesso che non ce la faccio, non ce la farò mai!”
“Non sarai mai solo, avrai sempre degli amici che ti ameranno e ti dimostreranno che si può andare avanti. Io sarò sempre con te, per sempre; non ci separeremo mai veramente, finché avrai il mio ricordo, finché vivrò dentro il tuo cuore”.
“Senza di te non sono niente”.
“Mi mancherai. Tanto”.
“Mi mancherai”.
“Addio. Ti voglio bene”.
“Un giorno ci rivedremo”.
Avanzò lentamente.
Piangeva, ma non era l’unico. Tutti i miei amici erano lì, a guardarmi, con tanta sofferenza nel volto. Non avrebbero mai voluto assistere a quella scena, ma un giorno, inevitabilmente, sarebbe successo. Nessuno voleva essere vestito in quel modo, nessuno voleva piangere o sentirsi così soli ed effimeri.
Io ero solo l’inizio di una lunga serie di dispiaceri.
I nostri amici lo seguirono lentamente, standogli ad una distanza quasi reverenziale: lo rispettavano nel suo dolore.
Ma tutti condividevano i suoi pensieri.
Fedeli amici, compagni di sventura, dispensatori di felicità e di perle di saggezza, sempre presenti, sempre pronti a battersi per aiutare qualcuno.
Pensavano che non ci saremmo mai lasciati, ma invece è successo.
Non fu colpa loro, non fu colpa di nessuno.
Abbiamo diviso tutto insieme: eventi belli e brutti, cavolate, problemi, preoccupazioni, gioie, erba, birra.
Lui mi ha insegnato a vivere per me stessa, ad amarmi, a fidarmi della gente, a vivere in positivo, a non fare troppe cazzate, a dimostrargli quanto fosse stato importante per me.
Lei mi ha insegnato a guardarmi intorno e a non fossilizzarmi su una stessa persona, a non dare amore a chi non mi merita, ad essere felice.
Lui mi ha aiutato anche quando ero da sola e mi ha rassicurato anche quando non c’era molto di cui gioire.
Lei mi ha incrementato la voglia di sbagliare e di divertirmi, ma mi ha anche aiutato a ragionare e a mettere la testa apposto.
Lui mi ha fatto ridere tanto, e è stato uno dei migliori dispensatori di consigli.
Lei ha condiviso con me passioni e dolori, notti insonni, sciarpe e colori.
Lei è sempre stata disponibile per qualsiasi bisogno, dagli affari scolastici alle feste.
Erano lì a guardarmi e piangevano e si appoggiavano a vicenda e cercavano di guardare oltre, di salvarsi.
I miei genitori non c’erano. Mi stavano aspettando, anche se non sapevo di preciso dove li avrei incontrati. Almeno avrebbero gioito nel vedermi, e non avrebbero pianto come i miei amici e i miei cugini.
“Un giorno ci rivedremo”.
Lui si avvicinò e mi guardò per l’ultima volta.
“Un giorno ci rivedremo”.
Calarono la bara nella fossa e la ricoprirono di terra.
“Un giorno ci rivedremo”.




Jimmy, 18/09/2006

6 commenti:

J!mMy ha detto...

Ora, affinché non mi rompiate con i vostri commentini acidi, questo testo non è dedicato a nessuno in particolare, ma all' "Amico/a" con la A maiuscola!!!!

SpeachlessGiuly ha detto...

sì sì va bene...cmq bellissimo, certo, ma ogni volta che lo leggo è una pugnalata al cuore mentre un brivido mi percorre la schiena...brava e cupa, così ti voglio!

Abraxas ha detto...

sì ma quelle descritte sono persona in particolare, anche se nn ho capito chi.....

davvero la vuoi così cupa?
comunque d'effetto.

J!mMy ha detto...

oh, si.
c'è gente che viene descritta proprio nei minimi particolari, ma dubito che qualcuno ci si riconoscerà (neanche io saprei dire chi sono!), perché è passato un bel po' di tempo, un anno e mezzo!

Ma che cupa e cupa.
Questa è arte.
Ma due menti sterili come voi non possono capire!

Abraxas ha detto...

...disse la pazza ai medici...

J!mMy ha detto...

o bellino.... non fa tanto il simpatico..